NAPOLEONE E L’ACCADEMIA

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A chiusura dell’anno di Celebrazioni per il Bicentenario della morte di Napoleone Bonaparte (1821-2021), l’Accademia di Brera presenta una mostra interamente virtuale, alla riscoperta della Brera degli anni napoleonici, dei suoi studenti, e di due grandi momenti espositivi che ne hanno segnato la storia.

I. Il grande Concorso per La Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone del 1802, nel Salone Napoleonico dell’Accademia, dove si ritiene fosse avvenuta la presentazione delle cinque grandi tele che risposero alla chiamata del Governo.

II. Il primo Salon di Brera, esposizione voluta e curata da Giuseppe Bossi, allora Segretario di Brera, allestita in quattro grandi ambienti che richiamano l’allestimento bossiano attraverso parte delle opere ancora appartenenti al patrimonio storico dell’Accademia.

Il 15 maggio 1796 Napoleone Bonaparte entra trionfante a Milano: il governo asburgico, durato più di novant’anni, è sconfitto. Per la città si apre una nuova fase e da quel momento Milano assumerà sempre più importanza. Alla Repubblica Cisalpina (1797) seguirà la Repubblica Italiana (1802) e, infine, il Regno Italico (1805).

L’Accademia di Brera diventa un luogo dove si formano grandi artisti e spazio per un secondo Louvre. L’esposizione si struttura in tre ambienti, virtualmente ricreati da Brixel Digital Creative Agency e in cui vengono presentate più di 70 opere del patrimonio braidense attraverso fotografie ad alta risoluzione e resa fotogrammetrica, realizzate da Roberto Rosso e Flavia Berizzi, della Scuola di Restauro.

Il percorso inizia all’esterno, in una ricostruzione del cortile del Palazzo, dove vengono presentati tre grandi artisti coinvolti in queste vicende: Antonio Canova, Andrea Appiani e Giuseppe Bossi.

Di Canova, scultore prediletto da Bonaparte, si ammira nel cortile del Palazzo il bronzo del Napoleone come Marte Pacificatore. Il gesso monumentale è invece conservato nelle Sale Napoleoniche della Pinacoteca.

Artista e erudito, Segretario dell’Accademia dal 1802 al 1807, Bossi promuove tanto l’arte antica quanto quella contemporanea e si dedica al prestigio dell’istituzione.

Appiani, Primo Pittore di Napoleone e artefice dell’iconografia dell’Imperatore, è il primo conservatore della Pinacoteca di Brera, per la quale sceglie i grandi capolavori della pittura da esporre al pubblico.

La Milano di Bonaparte è teatro di grandi trasformazioni urbanistiche e decorative, nate dall’insegnamento accademico dei professori di Brera, celebri in tutta Europa.

Il 28 marzo 1801, il governo della Seconda Repubblica Cisalpina bandisce un concorso di pittura per i migliori artisti italiani affinché realizzino «un [grande] Quadro Storico o allegorico, nel quale [Napoleone] Bonaparte fosse il soggetto principale, e che interessi la Gratitudine del Popolo Cisalpino, ed in cui venga anche rimarcato il Foro Bonaparte». Il vincitore avrebbe vinto un premio di 1000 zecchini e il quadro sarebbe stato accolto nel Palazzo Nazionale (l’odierno Palazzo Reale).

Il 16 maggio 1802 viene inaugurata la l’esposizione, proprio nel Salone in cui è allestita questa mostra. Partecipano cinque artisti: Francesco Albéri, Domenico Aspari, Maria Callani, Vincenzo Antonio Revelli e Giuseppe Bossi.

È quest’ultimo a vincere, nonostante si fosse presentato con giorni di ritardo, impegnato ai Comizi di Lione per la nascita della Repubblica Italiana. Paolo Borroni, malato, non invia l’opera in tempo, ma il suo dipinto, una volta completato, viene comprato dal Governo ed esposto ugualmente nelle aule dell’Accademia.

La tela vincitrice viene posta, come previsto, a Palazzo Reale, mentre le altre sono inviate alle principali Accademie della Repubblica: Milano (Callani), Verona (Albéri), Modena (Revelli) e Bologna (Aspari). 

Con la caduta di Napoleone le tele vennero rimosse e abbandonate all’usura del tempo, nei depositi. Perduti quelli di Callani e Revelli, i dipinti di Aspari e Albèri si trovano oggi rispettivamente all’Accademia di Belle arti di Bologna e presso la Galleria Civica d’Arte Moderna a Verona. 

Recuperate e restaurate, le grandi tele di Bossi e Borroni si ammirano oggi nello spazio che, probabilmente, ospitò a suo tempo l’esposizione e che in questa mostra raccoglie virtualmente le quattro tele ad oggi rivenute.

Giuseppe Bossi, “La Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone”, olio su tela, 1801-1802, 304 x 436 cm, Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, Foto di Roberto Rosso
Paolo Borroni, “La Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone”, olio su tela, 1802-1803, 381 x 517 cm, Milano, Accademia di Belle Arti di Brera, foto di Roberto Rosso
Francesco Albéri, “La Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone”, olio su tela, 1801-1802, 332 x 465 cm, Verona, Civica Galleria d’Arte Moderna, foto di Umberto Tomba
Domenico Aspari, “La Riconoscenza della Repubblica Italiana a Napoleone”, olio su tela, 1801-1802, 290 x 425 cm, Bologna, Accademia di Belle Arti di Bologna

Al termine della sezione un giovane artista, del tutto immaginario, ci racconta le vicende del tempo e l’impatto che l’ingresso di Napoleone ebbe sul territorio lombardo e sull’Accademia di Brera che divenne, in quegli anni, centro promotore delle Arti. Il racconto si focalizza sul contesto storico e sugli artisti che parteciparono all’esposizione voluta da Bonaparte nel 1802 per celebrare la Pace di Lunéville. Attraverso il video è possibile immergersi ancora di più nell’atmosfera respirata durante questo grande Concorso, potendo ammirare i quattro dipinti a noi giunti accompagnati dalle parole con cui vennero allora descritti.

È Giuseppe Bossi a descrivere il primo allestimento della futura Pinacoteca nel volume Notizia delle opere di disegno pubblicamente esposte nella Reale Accademia di Milano nel maggio dell’anno 1806. Per il nascente museo, Bossi inscena un dialogo tra l’arte antica e le opere degli allievi dell’Accademia, con l’intento di promuovere i giovani accanto alle figure dei grandi Maestri.

L’allestimento era suddiviso in quattro grandi nuclei:


I. Sala delle opere moderne: presentava i lavori delle diverse Scuole di Brera – Architettura, Ornato, Scuola del Nudo, Scultura e Pittura.

II. Gabinetto de’ ritratti de’ pittori: un piccolo ambiente dove erano esposti i ritratti dei maestri di Brera affiancati agli artisti lombardi del passato.

III. Sale di Bramante, Raffaello e Luini: le opere dei Maestri erano disposte per confronti di stile, contrasti e colori. Molte delle opere esposte in queste sale sono ancora oggi nella Pinacoteca di Brera.

IV. Sale de’ Colossi, del Gladiatore Moribondo, del Mercurio ercolanese, del Fauno ebbro e dell’Apoteosi di Antinoo: in questi cinque ambienti erano disposte le copie in gesso delle più famose statue classiche, acquistate da Bossi per l’ insegnamento.

I gessi avevano una funzione didattica, i dipinti e i disegni erano invece i lavori premiati degli studenti più meritevoli, in un intreccio delle arti del passato e per il futuro. Il ciclo si chiude nel 1809, quando questi ambienti diventeranno quella che oggi è la Pinacoteca di Brera e, sotto la guida di Andrea Appiani, cambieranno ruolo, passando da spazi a servizio della didattica e del confronto fra antico e moderno, a grande galleria espositiva, su modello del Louvre, che in quegli anni Napoleone andava definendo e arricchendo a Parigi.

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Attraversando il calco in gesso della Porta del Paradiso di Lorenzo Ghiberti, il visitatore verrà accolto in una successione di quattro sale ricostruite per ospitare parte delle opere allora esposte, tra cui più di dieci sculture in 3D, navigabili grazie ad una resa fotogrammetrica in alta definizione, che permette di visualizzare dettagli che altrimenti sarebbero impercettibili


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