IL GABINETTO DISEGNI E STAMPE E LA FOTOTECA

IL GABINETTO DISEGNI E STAMPE E LA FOTOTECA

LA RACCOLTA DISEGNI E STAMPE

G. Folo – V. Camuccini, Testa di apostolo dalla Trasfigurazione di Raffaello, Accademia di Brera

La Raccolta dei Disegni e delle Stampe dell’Accademia di Brera è costituita in prevalenza da materiali tardo settecenteschi e soprattutto ottocenteschi che si possono suddividere in due distinti corpi.

I Disegni comprendono circa 6.300 fogli sette/ottocenteschi, dei quali  quasi 2.000 di architettura (tra cui il piccolo fondo Giacomo Quarenghi), 350 di scenografia (i famosi disegni dei fratelli Galliari) e i restanti di figura: fra questi, 50 circa comprendono le accademie di nudo di artisti romani, quindi gli album di Andrea Appiani, Giuseppe Bossi e Francesco Hayez.

Le Stampe racchiudono circa 3.200 fogli sciolti sette/ottocenteschi, fra i quali l’intero corpus incisorio di Raffaello Morghen proveniente dalla collezione di Giuseppe Bossi, le incisioni “sceniche” acquerellate di Alessandro Sanquirico e numerosi bulini e litografie di traduzione.

I restanti materiali di incisione e disegni si possono delineare come materiali connessi all’insegnamento (Scuola di elemento e di figura, Scuola di ornato, del Nudo, Sala delle statue, Scuola di Paesaggio, di Litografia e di Anatomia), appartenenti alla cosiddetta “suppellettile didattica”. Di questo nucleo fanno parte i fogli di lavoro, e cioè gli exempla dell’insegnamento, acquistati programmaticamente secondo necessità sin dall’origine; inoltre, i disegni e, in piccola parte, le incisioni prodotti dalla scuola o nel suo diretto ambito per cinquant’anni circa, e cioè i disegni dei Concorsi di Seconda Classe, del Pensionato Romano (poi riciclati come modelli), più o meno dal periodo napoleonico all’Unità.

P. Batoni, Nudo virile, Accademia di Brera

LA FOTOTECA

L’ingresso della fotografia nell’Accademia di Brera avvenne già nel 1840 quando venne acquistata a Parigi la prima macchina per dagherrotipi e affidata a Francesco Durelli (1792-1851) e Luigi Bisi (1814-1886), rispettivamente professori di Prospettiva e di Paesaggio.

Delle loro sperimentazioni non è rimasto nulla e circa dieci anni più tardi, con l’invenzione della calotipia si sviluppò, all’interno del Consiglio Accademico, un nuovo interesse per il mezzo riproduttivo grazie al fotografo Luigi Sacchi e con una campagna di acquisti di fotografie di opere d’arte.

Fu lo stesso Sacchi a donare a Francesco Hayez, un importante nucleo di sue prove positive, giunte in Accademia attraverso il lascito del pittore, ora in deposito presso l’Istituto nazionale della Grafica.

La presenza in Accademia di Camillo Boito e di Giuseppe Mongeri permetteranno l’incremento della raccolta fotografica con acquisti presso Alinari, Brogi, Sommer, Moscioni che proseguirà fino agli anni Venti quando la diffusione del libro d’arte illustrato da fotografie soppianterà definitivamente l’impiego delle tavole sciolte. Oltre agli acquisti legati alla didattica sono da ricordare i lasciti: 1700 prove positive donate da Giuseppe Mongeri raccolte in tredici volumi, la preziosa raccolta (prevalentemente di pittura rinascimentale) di Gustavo Frizzoni che contiene materiali riferibili a Giovanni Morellii e i numerosi album miscellanei della serie “Il bel paese”, costruita in Accademia probabilmente da Guido Carotti.

La raccolta fotografica esemplifica efficacemente le molteplici funzioni rivestite dall’Accademia dalla metà dell’Ottocento fino agli anni della Riforma Gentile: didattica e tutela, restauro e sviluppo urbanistico, promozione e mercato dell’arte.
Fra le donazioni di maggior rilievo, il lascito di Francesco Hayez delle carte salate di Luigi Sacchi, il primo a utilizzare le fotografie per l’insegnamento, riproducenti monumenti italiani del Medioevo e del Rinascimento.

L’importanza della fotografia per la didattica, con ripetute richieste di acquisto, è affermata in particolare da Camillo Boito, professore di architettura dall’Unità, al quale si deve l’acquisizione di circa duecento positivi, fra cui l’ampia serie dedicata alle cattedrali di Puglia realizzata da Romualdo Moscioni. Un album intitolato “L’Arte in Italia” è invece riferibile all’attività critica di Giuseppe Mongeri, già segretario dell’Accademia negli anni cinquanta dell’Ottocento, professore di Storia dell’arte dal 1878. I tredici volumi della sua collezione, pervenuti per lascito testamentario nel 1891, costituiscono una straordinaria testimonianza delle origini della storia dell’arte in Italia prima dell’approdo, con Adolfo Venturi, all’insegnamento universitario.

A questo nucleo si affianca l’archivio di Gustavo Frizzoni (contenente anche materiali riconducibili a Giovanni Morelli), donato dallo storico dell’arte nel 1919, comprendente circa 5500 positivi – prevalentemente riproduzioni di opere d’arte del Rinascimento – fondamentali per la conoscenza del collezionismo non solo lombardo. L’ultima significativa testimonianza è rappresentata dagli album miscellanei “Il Bel Paese”, probabilmente allestiti dal segretario Giulio Carotti (1902-1917). Il prevalere del libro illustrato e la perdita irrimediabile di funzioni subita dall’Accademia avrebbe ridotto, sin quasi all’estinzione, l’afflusso di materiali fotografici, i quali assommano attualmente a circa 28.000 positivi.