I Voli dell’Ariosto. L’Orlando furioso e le arti


Date: 15 Giugno – 30 Ottobre 2016
Sede: Villa d’Este – Piazza Trento, 5 – 00019 Tivoli (RM)


In occasione del cinquecentesimo anniversario della prima edizione dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto (1516), la mostra organizzata dal Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli e allestita a Tivoli, nello splendido scenario di Villa d’Este, diretta da Marina Cogotti, ha celebrato l’impatto esercitato dal poema fino ad oggi sulle arti figurative.

La mostra, curata da Marina Cogotti, Vincenzo Farinella e Monica Preti, ispirandosi alla spazialità “in movimento” del poema, mediante un itinerario che si è snodato attraverso i diversi luoghi e ambienti connessi allo scrittore estense, intendeva esplorare diversi aspetti dell’Orlando furioso, sia a monte della scrittura ariostesca, sul filo degli elementi che servirono allo scrittore per costruire il suo cosmo incantato, sia a valle, attraverso le reazioni dei lettori e degli artisti che si sono confrontati per secoli con il poema, cercando di tradurlo in immagini.

L’Ariosto, d’altronde, è sempre stato considerato un letterato spiccatamente figurativo, un vero e proprio “poeta-pittore”, capace di dipingere “le armi e gli amori” con la penna e con l’inchiostro: già nel 1557, a nemmeno un quarto di secolo dalla sua morte, Ludovico Dolce ne parlava come di un «poeta che colorisce, et in questo suo colorire dimostra essere un Titiano». E in effetti gli studi recenti hanno dimostrato che non solo moltissimi artisti, lungo i secoli, si sono ispirati alle narrazioni ariostesche, ma anche che la fantasia dell’Ariosto si era spesso nutrita di suggestioni visive, attingendo ad un ampio raggio di fonti.

Tra le opere convocate a Villa d’Este per essere esposte in questa mostra, attingendo alle tipologie più varie (dipinti, sculture, ceramiche, incisioni, disegni, carte geografiche, medaglie, libri illustrati, documenti), è stata chiesta in prestito all’Accademia di Brera la tela di Massimo Taparelli D’Azeglio intitolata La morte di Zerbino. 

Massimo Taparelli D’Azeglio (1798-1866), La morte di Zerbino, 1838/1843 ca., olio su tela, cm 96 x 120, Accademia di Brera

Il percorso, che snodato in sette sezioni tematiche, ha costruito un’esposizione di grande impatto visivo, rigorosa nel suo costante rapporto con i motivi ariosteschi, ma al tempo stesso emozionante e suggestiva.

La Morte di Zerbino è stata esposta nella sezione dedicata alle Distrazioni romantichein cui domina la tipica natura romantica, suggestiva e sublime che il dipinto esprime.